L’isola che non c’è

inserito il 4 Agosto 2013
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4 giorni sono volati – e di voglia di andarmene nemmeno l’ombra.
Patmos continua a piacermi: le notti ventose nel mio mulino, con il rumore delle onde in sottofondo; le scorribande con lo scooter noleggiato da Stefanos; quella dimensione intermedia dell’isola, nè troppo grande nè troppo piccola: c’è tanto da vedere, ma è tutto  accessibile.

Le spiagge, bellissime: Psili Amos, sabbiosa, che si raggiunge con una camminata di 20 minuti tra le rocce, e ha degli alberi bellissimi che sembrano essere stati piantati lì secoli fa, solo per farti ombra; a Agriolivado, per metà libera e per metà attrezzata; Meloi che ho davanti a casa – quasi intima; Vagias, un po’ alternativa, che ho visto oggi, con l’acqua incredibile.

In tutte riesci a sdraiarti all’ombra degli alberi, per tuffarti poi nell’acqua fredda e pulita.

Così la domanda di ogni mattina è: in quale oggi? E me ne mancano altre, ancora da scoprire. Vivo in un tempo ovattato, dove la decisione più difficile è cosa ordinare per colazione.

Ci sono i bar, multicolori e multigusti, in spiaggia o in piazza, le panetterie, i negozi.

C’è Hora, bianca e arroccata a proteggere il Monastero di San Giovanni Teologo, e Skàla, il porto variopinto.

E su tutto, protagonista di ogni paesaggio: il mare. Azzurro-blu, profondo, bellissimo.

Stasera è venuta a trovarmi Fotini, e mi ha portato un po’ di anguria; mi ha raccontato di com’era l’isola quando lei era bambina: ha vissuto fino a 15 anni senza energia elettrica, e aveva un solo paio di scarpe. Ma era felice.
Dice della crisi, che lei sa di potercela fare, perchè ha già vissuto senza luce e con poco. Ma si domanda che sarà di sua figlia e di sua nipote, delle nuove generazioni che il passato lo conoscono solo attraverso i racconti dei vecchi.

Io penso: è proprio dell’essere umano adattarsi. E penso che forse ci farebbe bene, fare un passo indietro. Ci farebbe tornare ad apprezzare ciò che conta davvero e a dare valore alle cose.

Poi al camping ho incontrato Irene, la sorella di Stefano, che ha un anno più di me ed è incinta di 7 mesi. Avrà un maschio ed è assolutamente felice (è il terzo figlio, le due figlie maggiori sono ormai grandi): anche per lei come per me è un dono così grande, che a volte ti svegli la mattina e ti sembra di non poterci credere.

categoria: // Backpack

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