La settimana lunga (2)

inserito il 20 Febbraio 2011
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Ieri mattina mi ha chiamato il nostro avvocato, che tornava dalla sua lezione di musica.
Con lui abbiamo fatto il punto della situazione, che è drammatica: dall’inizio dell’anno si contano sulle dita di una mano gli happy hour e le cene di caccia… nonostante il corso intensivo (6 serie di Sex and the City in 10 giorni).
Insomma… ancora niente Cosmopolitan, niente feste fino a notte inoltrata per i locali più trendy, niente borsette piene di preservativi.


Venerdì sveglia all’alba causa muratori, elettricista, idraulico in ufficio e (naturalmente) Marco in Germania a visitare un grillificio. La sera sono andata da Mauro per la bandelletta, poi vista l’ora infame siamo andati in un’enoteca carinissima, dove ho bevuto un vino chiamato Tam (Toscana, zona Bolgheri) e mangiato delle bruschette con lardo…
Il vino mi è piaciuto un sacco, anche perchè il proprietario dell’enoteca ci ha spiegato tutto (dal colore rubino alla storia del proprietario).

Da provare un franciacorta chiamato “Quadra“, che ci ha raccomandato.

Mercoledì sera da Foto da Cani, con Iran (e mio papà, preoccupato per il povero gatello). Iran, che era stato introdotto come “pericolosissima tigre mordace”, è uscito dalla gabbietta ed è rimasto inerte e pietrificato come un gatto di porcellana di quelli che servono come fermaporta.

Lunedì sera (S. Valentino) a casa di Federico e Beatrice, con Davide e Marco, che ha cucinato il risotto alla salsiccia, per preparare un power point per la visita al fornitore tedesco.
Quel giorno sono nati due bambini, Edoardo, il figlio di Alessandro Toso di Start e Serena, la figlia di Davide Corvi, che recitava con me tanti anni fa.

E purtroppo ha avuto un incidente in moto il socio di Riccardo, Andrea – e non ce l’ha fatta.
La telefonata di Marco a mezzanotte “E’ morto il socio di Riccardo” e una notte passata a pensare a quanto è strana la vita, che a volte sembra accanirsi sulle persone, o su una famiglia. Che a un certo punto si manifesta in tutta la sua forza e ti tocca da vicino, riempiendoti di domande senza risposta, facendoti desiderare di provare tutto, respirare, toccare, assaggiare, vedere e ascoltare senza pensare ad altro che non sia il bisogno di sentirti viva.

Andrea non l’abbiamo mai incontrato, ma era come se lo conoscessimo da un sacco di tempo, attraverso le parole di Riccardo, che di lui parlava sempre, con lui divideva un appartamento e il sogno di viaggiare e vedere tanti paesi.
Ho pensato a Betty, che avevo chiamato poche ore prima – e non ho potuto dormire; vorrei dire a Riccardo che capisco, ma è vero? Si può immaginare un dolore? Forse solo in parte (la paura?).

Ho finito di leggere “Pomodori verdi fritti”, della Flags – che mi è piaciuto tanto, un po’ come il film, forse con un pizzico in più di magia.

categoria: // Black box

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